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      Il suo lume ardeva ancora ed era lontana l'ora del partire, ma esso più non potendo sopportare le piume, pensò mettersi in arnese ed uscire di là. Il languore e la tristezza lo opprimevano, ma alzato lo sguardo alla parete, vedendovi la sua lucida armatura composta a trofeo, sentì rinascere l'usato ardore delle battaglie: vestì l'armi prontamente, s'avvolse nel mantello, e discese nel cortile del Forte. Era oscura affatto la notte, ma pure vide nelle stanze di Gian Giacomo e dentro tutti i quartieri del Castello splendere i lumi che indicavano stare i soldati apprestandosi alla partenza: le sentinelle vegliavano ai loro posti, le porte erano aperte, ond'egli potè senza difficoltà discendere dal Forte agli ultimi baluardi ed uscire dal Castello.
      Appena si trovò sulla via dirigendosi all'abitazione di Falco, il suo immaginare cessò dall'essere tetro ed affannoso e benchè non ricuperasse la primiera calma, il suo dolore non era sì cocente come lo era stato poche ore addietro, nè provava sentimento alcuno di terrore, quantunque densa fosse l'oscurità, e il lago agitato da foltissimo vento frangesse sì grosse le onde al lido da farle salire di quando hi quando a bagnare la strada su cui egli camminava. Vide alfine un chiarore splendere anche per entro le finestre della casa di Falco; affrettò ver essa i suoi passi e vi giunse: allorchè poneva il piede sul limitare, gli pervenne all'orecchio il rumoreggiare dei tamburi del Castello chiamanti col primo segno a raccolta; esso battè frettolosamente la porta.


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Falco della rupe o la guerra di musso
di Giambattista Bazzoni
Ant. Fort. Stella e figli
1829 pagine 359

   





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