Soffiava ancora furioso il vento e le acque del lago sospinte ed elevate da esso avevano coperta interamente ia strada del lido, per cui Falco e Gabriele dovettero battere altro sentiero più elevato per giungere al Castello. Pervenuti colà, videro, al chiarore delle fiaccole che ardevano presso il porto, che le navi la Donghese e il Brigantino, oltre varie Borbote, avevano già a bordo i rematori e tutti gli uomini d'armi, non mancandovi che i Capitani, i quali stavano col Pellicione a terra intorno al Castellano, che tutto coperto di ferro, ma senza penne sul cimiero, andava comunicando i suoi ordini al fratello Agosto ed al Cancelliere Tanaglia: quest'ultimo l'ascoltava con visibili segni d'impazienza, perchè la zimarra che si serrava con gran cautela d'intorno non valeva a difenderlo dagli acuti soffii del vento. Gabriele e Falco comandarono tosto alle loro squadre salissero sul legno da ciascun di loro capitanato, ch'erano l'Indomabile e la Salvatrice, e quando ciò fu fatto, s'accostarono essi pure come gli altri comandanti a Gian Giacomo attendendo ch'ei si recasse sul Brigantino onde salire anch'essi sulle proprie navi.
Il Castellano andava ripetendo le più precise istruzioni al fratello Agosto che lasciava come di consueto al comando del Castello di Musso, e gliene raccomandava caldamente l'esatto eseguimento: i suoi gesti ed i suoi lineamenti non avevano però quell'impronta decisa, imperante, ardimentosa che era ad esso lui abituale e che pareva s'addoppiasse all'avvicinarsi del cimento: appariva in lui all'incontro un'inquietudine, un'incertezza che sembrava diffondersi anche sugli altri guerrieri che il circondavano.
| |
Falco Gabriele Castello Donghese Brigantino Borbote Capitani Pellicione Castellano Agosto Cancelliere Tanaglia Falco Indomabile Salvatrice Gian Giacomo Brigantino Castellano Agosto Castello Musso Gabriele
|