Essendo nel tempo stesso cessato per opera del Sarbelloni e di Falco il fuoco delle due batterie al di quą di Mandello, Gian Giacomo argomentando da tal fatto il trionfo de' suoi, si spinse avanti colle navi e sempre pił vicino a terra per compire la distruzione dei legni e ottenere l'intera disfatta dei Ducali. Il Vestarino aveva perņ nel frattempo riordinati numerosi drappelli, di cui mandņ tosto alcuni alla difesa della terza batteria che unica continuava a grandinare i Mussiani, e corse cogli altri a riprendere le perdute. Successe una pugna fierissima fra esso e Sarbelloni, ma il numero la vinse, e i Ducali scacciarono gli oppositori, s'impadronirono di nuovo delle loro bombarde, che assestarono e caricarono immantinenti traendo tosto contro la flotta del Castellano che veniva a tutta voga ed era poco lungi dalla costa, cagionando ad essa gravissimi irreparabili danni. Sarbelloni, respinto dal Vestarino, erasi ritirato colla sua banda verso il picciolo promontorio della batteria di cui s'era impossessato Falco, e quivi unito a questo intrepido guerriero Montanaro, sebbene assalito da un numero quadruplo di nemici, si difese a lungo, sinchč vedendo entrambi che impossibile si era il sostenersi colą, Falco scagliossi come un leone furibondo in mezzo ai nemici, e gettato a terra il moschetto, ruotando una scure che aveva impugnata, si fece largo tra loro, seguķto da Sarbelloni e dai pochi uomini di loro schiere sopravvissuti a quell'assalto. Essi corsero verso il lido col pensiero di ricongiungersi a Gabriele, e ritirarsi tutti unitamente sino ad un luogo propizio a risalire le navi, ma pił possibile non era che il valoroso giovine Capitano si unisse a loro.
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