Dopo esser egli riuscito combattendo all'altra parte del villaggio, cacciossi tosto contro la batteria che aveva sempre avuto di mira di conquistare, ma affrontato quivi dal nuovo corpo di Ducali mandato dal Vestarino, dovette impegnarsi nel più ineguale dei combattimenti: quante prove può fare un disperato coraggio per giungere alla prefissa meta, egli tutte le adoperò, ma inutilmente, che soverchiato dalle forze nemiche, e scemata d'una metà la sua schiera, fu troppo tardi persuaso dell'impossibilità di quella intrapresa: tentò allora retrocedere sperando di scontrarsi negli altri amici, e porsi in salvo col loro soccorso, ma ogni via di scampo per esso era chiusa. I Ducali continuavano ad accorrere facendosi più grossi intorno a lui: quando la speranza del sottrarsi fu perduta, udendo intimarsi ad alta voce d'arrendersi prigioniero, alzò uno sguardo al cielo, pronunciò alcuni accenti, e rassicurata nella destra la spada, si scagliò con tutto l'impeto del suo vigore contro il cerchio de' nemici che lo serrava.
Il Montanaro di Nesso, apertasi col Sarbelloni e gli altri uomini d'armi Mussiani la strada sino al lago, invece d'unirsi colà, come sperava, a Gabriele, s'avvide con sommo dolore del grave periglio in che desso trovavasi avvolto. Forsennato a tale scoperta cercò colle più energiche parole di rattenere i soldati che, sbandandosi, procuravano fuggendo per la sponda di farsi riprendere dalle navi, e vedendo finalmente vana ogni via di portare utile soccorso a quel giovine che tanto amava, trasportato dall'amore per lui e dal furore contro i nemici: "Io, io solo, gridò, andrò a trarlo un'altra volta dalle unghie di quei demonii!: via, codardi, che lasciate perire sotto i vostri occhi un fratello del Castellano, un giovine tanto valoroso, l'unico tra voi che meriti il nome di soldato; andate, o vili! egli morirà di spada, voi altri di capestro!
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