. Ciò detto, slanciossi tutto solo in un navicello che stava legato presso la sponda, spezzò la catena che lo fermava a terra, nella quale erano infissi i remi, e presi questi, maneggiandoli rapidamente, si spinse verso il luogo della spiaggia ove durava tuttavia la pugna: una grandine di palle venne scagliata a quell'intrepido dal lido, ma nessuna lo colse, ed ei giunto alla riva, balzato appena a terra, udì alzarsi lungo la sponda feroci grida, e intese il rimbombo contemporaneo della scarica di due batterie, per lo che rivolgendo il capo a riguardare il lago, vide una Borbota mussiana zeppa d'uomini che a tutta spinta veniva essa pure audacemente a quella sponda. Lieto di fiera gioia a tal vista, saltò su un sasso, e levando in aria la scure, con voce possente esclamò verso la barca:
Viva Musso! coraggio... venite... non siamo vinti... Gabriele resiste ancora"; e balzando sui cadaveri di che era ingombro il terreno, si spinse al luogo dove durava la mischia. A ripetuti colpi dell'arma ponderosa e tagliente che ruotava con incredibile forza e celerità il fiero Montanaro atterrava da una parte e dall'altra chiunque s'opponeva al suo passaggio, volendo egli giungere là dove combatteva il suo Gabriele, che andava avidamente ricercando dello sguardo fra il balenare delle spade e l'offuscamento prodotto dal fumo e dal polverio. Nol giungendo a ravvisare, egli lo chiama ad alta voce, e sente allora gridarsi alle spalle: "Medici è sul terreno... lo trascinano a Mandello". Cieco di rabbia e d'affanno supera ogni ostacolo, ogni resistenza, si spinge più avanti, e, spettacolo atroce! vede due Ducali che abbrancato ciascuno per un piede il corpo esangue del valoroso giovine lo trascinavano col capo nella polvere fuori del campo.
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Borbota Musso Montanaro Gabriele Mandello Ducali Gabriele
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