Pellicione uscì di là compiutamente riconciliato in cuore col Castellano, e si recò alle mura onde osservare se i posti venivano diligentemente guardati e se tutto era disposto alla difesa. Sebbene la notte fosse a mezzo il suo corso, trovò tutti i drappelli d'uomini d'armi vegliare alla custodia del Castello di distanza in distanza come erano stati distribuiti: s'affacciò ai merli del vallo e guardando dalle feritoie, vide splendere abbasso e su pel monte vicino gran numero di fuochi ch'erano accesi dai soldati del Duca commisti agli Svizzeri, di cui s'udiva un lontano e confuso schiamazzare che si confondeva col mormorío delle acque del lago che un notturno venticello rompeva alla sponda: osservato il tutto attentamente, persuaso che il nemico nè pensava nè poteva tentare una sorpresa, ripetè il moto di vigilanza, e si ritrasse a riposo.
I guerrieri, e quasi tutte le poche persone d'altra qualità che si trovavano rinchiuse in quella assediata Fortezza, benchè stordite dal rapido ravvolgimento avvenuto nella fortuna del Castellano, pure siccome legati a lui per tante cause, confidavano ancora ciecamente nella sua indomabile intrepidezza, nella sua avvedutezza ed esperienza somma, di cui avevano avute tante rimarchevoli prove, e si tenevano certi ch'egli sarebbesi sciolto da quella stringente briga, ed avrebbe allontanato il periglio, e restituita a tutti la libertà e la sicurezza ricuperando il pristino potere.
Pei soli cuori d'Orsola e Rina non eravi più sollievo, non eranvi più speranze, e la vita di queste donne infelici dir si poteva una successione di lamenti e di pianti.
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