Implorai poscia mi concedesse di vedere Battista, il che ottenuto, ripetei ad esso lui le parole del Duca, ed egli medesimo s'unisce a me consigliandoti a volere piegarti di buon grado all'avverso destino, metterti in accordo col Duca, approfittando della sua liberale disposizione, e cedendo volonteroso ciò che cedere dovresti tra poco di forza. Ti muovano, oltre le mie preghiere, il considerare eziandio che prolungheresti e faresti più dura la cattività d'un fratello, che porresti a repentaglio la libertà dell'altro, che trarresti nella tua ruina la sorella, le cugine ed Agosto che sono teco rinchiusi nel tuo Castello, oltre i tanti valorosi che ti furono fedeli per sì lungo spazio di tempo: ti commova lo sventurato fine del nostro Gabriele, caduto vittima del guerreggiare nell'età più verde, e che lasciò in lagrime anche i più lontani congiunti.
Attendendo ansiosamente una risposta per parteciparla al signor Duca, invoco dall'Altissimo che t'ispiri pel tuo e pel nostro maggior bene, e ti do un amoroso fraterno abbraccio.
Milano 23 marzo 1532.
Giovan Angelo".
Umiliazione, orgoglio, ira e pietà assalirono a vicenda l'animo di Gian Giacomo alla lettura di questa lettera, ciò però che in essa ferì più vivamente il suo cuore fu la novella relativa alle truppe del Conte d'Altemps. Sebbene avesse da più giorni mostrato di disperare dei soccorsi del Cognato, pure quando lesse la positiva notizia della loro dispersione, tanto più indubitabile, in quanto che coincideva perfettamente co' suoi antecedenti sospetti, gli parve che in quel momento si decidesse contro di lui l'esito della guerra, e sentì allora soltanto che gli sfuggiva di mano il sovrano potere.
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