Ciò convenuto, venne mandato avviso a Gian Giacomo della venuta degli ambasciatori Ducali. Medici fece tostamente aprire una delle porte della Fortezza, e mandò un suo Capitano con due sergenti d'armi al Campo del Vestarino per concertare il modo ed il luogo in cui dovesse avvenire la conferenza, offrendo di accogliere i due Ambasciatori nel Castello, dando inviolabile parola di rispettarli ed onorarli come al loro sacro carattere si conveniva.
Il Vescovo di Vercelli, già intimo amico della casa Medici, e il Messaglia, altra volta dal Castellano cortesemente ricevuto, non dubitarono d'accettare l'offerta, ed il giorno seguente entrarono col loro seguito nel Castello, e furono condotti nella sala d'armi della Rocca Visconti addobbata con gran pompa, ove stava il Castellano in ricco e completo guerresco abbigliamento circondato da tutti i suoi Capitani. Sedutisi tutti quivi, ed i due Ambasciatori in posto eminente, il Vescovo di Vercelli fece una fina allocuzione a Gian Giacomo sulla convenienza e la giustizia della pace, sulla bontà del Duca, sopra i suoi diritti, e presentò in un foglio in pergamena improntato del ducale suggello i seguenti Capitoli che dovevano tra le parti fermarla:
Che il Castellano lasciasse Musso e Lecco e tutte le altre Terre che possedeva nello Stato di Milano, con tutte le munizioni da guerra e tutte le vettovaglie;
Che le artiglierie già tolte a' Veneziani si restituissero loro;
Che il Duca si obbligava far pagare diecimila scudi del sole in Vercelli in mano di chi piacesse al Medici, e nella detta città dar cauzione per altri venticinquemila scudi da essere pagati in termine di otto mesi in due volte;
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