Orsola lo seguì, afferrando or per le braccia, or per gli abiti quegli armati che la ributtavano, invocando invano da essi pietà.
Venuti allo spianato sul baluardo, qual orrida scena! vi stavano ammucchiati i cadaveri detroncati degli altri prigionieri già trucidati: a tal vista mancò la voce ad Orsola, e cadde tramortita su quei corpi istessi.
Falco non se ne avvide, poichè aveva rivolto lo sguardo al lago, su cui una nave veleggiava spinta lontana da Musso da prospero vento: era il Castellano che abbandonava per sempre quel lido. Il Montanaro di Nesso mandò appena un sospiro e il suo capo spiccò dal tronco, e dall'uno degli sgherri afferrato pei capegli venne squassato in segno di trionfo.
Uno scoppio orrendo ed una pioggia di sassi seguirono d'appresso quell'atroce fatto, e furono i Grigioni che, impazienti di mandare a ruina il Castello, appiccarono il fuoco senza darne avviso alla mina più alta. I Ducali fuggirono di là a rompicollo, nessuno si curando di Orsola, che rimase dagli scagliati massi uccisa e sepolta. Alcun tempo dopo la prima scoppiarono le altre mine, e con rumore infinito si squarciarono le torri, e, crollando, ruinarono sugli altri edifizii e li spaccarono, ed immensi frantumati macigni sollevati dalla potenza del fuoco ripiombarono cagionando nuove ruine. Tremò il lido e rimbombarono i monti a quel fragore smisurato, ed un polverio formando una densa vastissima nube coprì di fitto velo quello spazio: allorquando si diradò, gli attoniti abitatori mirarono in luogo dell'imponente turrito Castello un ammasso di ruine e di macerie spazzate poi dall'ala infaticabile del Tempo.
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