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      Conseguenze.
      La prima conseguenza di questi principj è, che le sole Leggi possono decretar le pene su i delitti, e quest'autorità non può risedere, che presso il Legislatore, che rappresenta tutta la società unita per un contratto sociale; nessun Magistrato (che è parte di società) può con giustizia infligger pene contro ad un altro membro della società medesima. Ma una pena accresciuta al di là dal limite fissato dalle Leggi è la pena giusta più un'altra pena; dunque non può un Magistrato, sotto qualunque pretesto di zelo, o di ben pubblico accrescere la pena stabilita ad un delinquente Cittadino.
      [pag. 9] La seconda conseguenza è, che se ogni membro particolare è legato alla società, questa è parimente legata con ogni membro particolare per un contratto, che di sua natura obbliga le due parti. Il Sovrano, che rappresenta la società medesima, non può formare che Leggi generali, che obblighino tutt’i membri, ma non già giudicare, che uno abbia violato il contratto sociale, poichè allora la Nazione si dividerebbe in due parti, una rappresentata dal Sovrano, che asserisce la violazione del contratto, e l'altra dall'accusato, che la nega. Egli è dunque necessario, che un terzo giudichi della verità del fatto. Ecco la necessità di un Magistrato, le di cui sentenze sieno inappellabili e consistano in mere asserzioni o negazioni di fatti particolari.
      La terza conseguenza è, che quando si provasse, che l'atrocità delle pene fosse se non immediatamente opposta al ben pubblico, ed al fine medesimo d'impedire i delitti, almeno inutile, essa sarebbe non solo contraria a quelle virtù benefiche, che sono l'effetto d'una ragione illuminata, che preferisce il comandare ad uomini felici più che a una greggia di schiavi, nella quale si faccia una perpetua circolazione di timida crudeltà, ma lo sarebbe alla giustizia, ed alla natura del contratto sociale medesimo.


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Dei delitti e delle pene
di Cesare Beccaria
1764 pagine 84

   





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