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      Chi dichiara infami azioni per se indifferenti sminuisce l'Infamia delle azioni, che son veramente tali. Le pene d'Infamia non debbono essere nè troppo frequenti, nè cadere sopra un gran numero di persone in una volta; non il primo, perchè gli effetti reali, e troppo frequenti delle cose d'opinione indeboliscono la forza della opinione medesima, non il secondo, [pag. 51] perchè l'Infamia di molti si risolve nella Infamia di nessuno.
      Ecco la maniera di non confondere i rapporti, e la natura invariabile delle cose, che non essendo limitata dal tempo ed operando incessantemente, confonde, e svolge tutt'i limitati regolamenti, che da lei si scostano. Non sono le sole arti di gusto, e di piacere, che hanno per principio universale l'imitazione fedele della natura, ma la politica stessa, almeno la vera, e la durevole, è soggetta a questa massima generale, poichè ella non è altro, che l'arte di meglio dirigere, e di rendere conspiranti i sentimenti immutabili degli uomini.
      OziosiChi turba la tranquillità pubblica; chi non ubbidisce alle Leggi, cioè alle condizioni, con cui gli uomini si soffrono scambievolmente, e si difendono, quegli dev'esser escluso dalla Società, cioè dev'essere bandito. Questa è la ragione, per cui i saggi Governi non soffrono nel seno del travaglio, e dell'industria, quel genere di ozio politico confuso dagli austeri declamatori coll'ozio delle ricchezze accumulate dall'industria, ozio necessario, ed utile a misura, che la Società si dilata, e l'amministrazione si ristringe.


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Dei delitti e delle pene
di Cesare Beccaria
1764 pagine 84

   





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