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      [pag. 59] A misura, che i supplicj diventano più crudeli, gli animi umani, che come i fluidi si mettono sempre a livello cogli oggetti che li circondano, s'incalliscono; e la forza sempre viva delle passioni fa, che dopo cent'anni di crudeli supplicj, la Ruota spaventi tanto, quanto prima la prigionia. Perchè una pena ottenga il suo effetto, basta che il male della pena ecceda il bene, che nasce dal delitto, e in questo eccesso di male dev'essere calcolata l'infallibilità della pena, e la perdita del bene, che il delitto produrrebbe: Tutto il di più è dunque superfluo, e perciò tirannico. Gli uomini si regolano per la ripetuta azione dei mali, che conoscono, e non su quelli, che ignorano. Si facciano due Nazioni, in una delle quali, nella scala delle pene proporzionata alla scala dei delitti, la pena maggiore sia la schiavitù perpetua, e nell'altra la Ruota: Io dico, che la prima avrà tanto timore della sua maggior pena quanto la seconda; e se vi è una ragione di trasportar nella prima le pene maggiori della seconda, l'istessa ragione servirebbe per accrescere le pene di quest'ultima, passando insensibilmente dalla ruota ai tormenti più lenti, e più studiati, e fino agli ultimi raffinamenti della scienza troppo conosciuta dai Tiranni.
      Due altre funeste conseguenze derivano dalla crudeltà delle pene, contrarie al fine [pag. 60] medesimo di prevenire i delitti. La prima è, che non è sì facile il serbare la proporzione essenziale tra il Delitto, e la Pena, perchè quantunque un'industriosa crudeltà ne abbia variate moltissimo le specie, pure non possono oltrepassare quell'ultima forza, a cui è limitata l'organizzazione, e la sensibilità umana.


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Dei delitti e delle pene
di Cesare Beccaria
1764 pagine 84

   





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