Non parlo di quel popolo eletto da Dio, a cui i miracoli più straordinari, e le grazie più segnalate tennero luogo della umana politica. Ma come è proprietà dell'errore di sottodividersi all'infinito, così le scienze, che ne nacquero, fecero degli uomini una fanatica moltitudine di ciechi, che in un chiuso labirinto si urtano, e si scompigliano di modo, che alcune anime sensibili, e filosofiche regrettarono persino l'antico stato selvaggio. Ecco la prima Epoca, in cui le cognizioni, o per dir meglio le opinioni, sono dannose.
[pag. 100] La seconda è nel difficile e terribil passaggio dagli errori alla verità, dall'oscurità non conosciuta alla luce. L'urto immenso degli errori utili ai pochi potenti, contro le verità utili ai molti deboli; l'avvicinamento, ed il fermento delle passioni, che si destano in quell'occasione, fanno infiniti mali alla misera umanità. Chiunque riflette sulle storie, le quali dopo certi intervalli di tempo si rassomigliano quanto all'Epoche principali, vi troverà più volte una generazione intera sacrificata alla felicità di quelle, che le succedono nel luttuoso, ma necessario passaggio dalle tenebre dell'ignoranza alla luce della filosofia, e dalla Tirannia alla libertà, che ne sono le conseguenze. Ma quando calmati gli animi, ed estinto l'incendio, che ha purgata la Nazione dai mali, che l'opprimono, la verità, i di cui progressi prima son lenti, e poi accelerati, siede compagna su i Troni de' Monarchi ed ha culto ed Ara nei Parlamenti delle Repubbliche, chi potrà mai asserire, che la luce, che illumina la moltitudine, sia più dannosa delle tenebre, e che i veri e semplici rapporti delle cose ben conosciute dagli uomini, lor sien funesti?
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