La storia d'Italia manca d'unità; perchè l'Italia non fu mai una. La sua non è storia di una sola nazione, le di cui parti tendano ad un solo sviluppo. È la storia di più fatti distinti, ma fra loro pur tanto collegati di modo, che l'uno non possa senza dell'altro sussistere. La storia, è sempre più o meno soggetta alle regole dei poemi drammatici. Ora in qual modo puossi rendere chiaro ed unito un dramma, quando manchi di ciascuna delle tre unità? Pertanto non è questa la sola difficoltà, o per meglio dire da questa, altre ne sorgono. Furono nostri i più raffinati in politica, nostri gli uomini sommi di stato che vanti Europa. La lotta intestina delle città italiane non fu lotta di forza e di potere soltanto; ma anco d'astuzia; qualche volta la fu pur di frode. A Machiavelli opponete un Borgia: ricordate un Galeazzo Visconti, o un Lodovico il Moro alle prese con i principi di Savoia, con Andrea Doria, con i grandi uomini della Repubblica di Venezia - figuratevi i Bentivoglio contro gli Ezzelini, i signori di Montefeltro, o della Rovere; studiate i fatti di questi uomini, fatti nei quali avendo essi avuta la parte maggiore, era di loro interesse presentarli ai posteri svisati - sfalsati: che un uomo astuto conduca a termine un'impresa, ed uomo non vi sarà, che valga a formarsene una precisa idea. E che avverrà allorquando e il Pontefice, ed i principi della Cristianità, ed i più astati politici vi prendan parte, ciascuno per suo conto, ognuno in modo diverso? A provare la verità del mio assunto vorrei poter ad uno ad uno nominar tutti quei principi che ebbero a fare con Roma, e vedremo allora la storia crearli eroi, o giudicarli tiranni a seconda, che si mostran dessi ligi alla Santa Sede, o pronti e fermi resistere all'imperioso volere d'un Papa.
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