Le comuni di Lombardia sono unite per distretti: ad ogni distretto presiede un commissario di polizia, che vi è anco podestà, sotto-prefetto e giudice di pace. Quantunque la costituzione delle comuni lombarde, sia a mio dire delle più liberali di tutta Europa, pure l'esecuzione della legge v'è tanto imperfetta, che il commissario si trova investito di un potere pari a quello dei Cadì in Turchia. Questi commissari a modico appannaggio si scelgono d'ordinario fra le ultime classi degli impiegati di polizia: d'onde ne viene, che per poco guadagnino, si danno senza scrupolo allo spionaggio. Primo atto della polizia di Milano esser doveva abolire tutti questi uffici e destituire almeno i vecchi impiegati. Lunge da ciò; tutti furono conservati al loro posto. Non tardò il frutto di tanta clemenza. Le campagne furono invase da pretesi disertori austriaci: da miserabili, ai quali l'austriaco aveva aperte le porte dell'ergastolo di Mantova. In molti capo luoghi di distretto il commissario ebbe il talento di formarsi una piccola guardia pretoria composta di tali individui e di quanto vi aveva di cattivo nel villaggio. Per mezzo loro l'austriaco era al fatto di quanto accadeva da noi, mentre noi non potevamo sapere quanto era necessario conoscere. Lo dobbiamo a questa continua conspirazione tollerata dal governo, se viveri, ed altri oggetti, destinati per l'armata piemontese, caddero più d'una volta nelle mani dell'inimico: grazie ad essa furono arse parecchie cascine: grida di morte si elevarono contro i proprietari: lo spirito di rivolta penetrò tal fiata nel pacifico abituro del contadino.
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