La misura dell'abolizione del lotto fu morale - non politica. La penuria del danaro, - il malcontento del popolo alla prima impressione, la rendevano tale.
Le spese del mantenimento dell'esercito Piemontese, e le intempestive misure adottate, complicarono Governo e finanze: ma ne accelerò la ruina l'estremo disordine in tutti i rami dell'amministrazione. La scelta dei membri del governo provvisorio, come quella dei rappresentanti e dei membri a lui aderenti, furono ambidue cattive. Cacciato l'austriaco molti si carpirono cariche, e le tennero poscia: più tardi, a clienti di nobili famiglie gli impieghi lucrativi si distribuivano; un grande numero di vecchi impiegati, che servito avevano all'Austria e sue creature, restarono al loro posto. Contando questi sul ritornar degli Austriaci, che essi non mancavano favorire di tutte le forze, seppero profittare del provvisorio per impunemente arricchir sè stessi, e lo fecero.
Vista qual fosse la polizia, e l'amministrazione del governo provvisorio, ci resta seguirlo su altro terreno.
Le più vergognose dilapidazioni si commettevano al ministero della guerra. Il conte Litta, capo di questo Ministero, uomo d'onore ed ottimo cittadino, ammalò: lo supplì Collegno emigrato del 1821: integerrimo amministratore: liberale, ma debole troppo, e di rivoluzioni stancato. Collegno era uomo pel governo provvisorio più che il Litta no'l fosse: così quest'ultimo non potè più riavere il suo portafoglio. Tenne fermo per qualche tempo: di ritirarsi si rifiutò: posto nell'alternativa di cedere, o far nascere intestine discordie, cedette, e chiese la sua dimissione.
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