Pubblicata la prima leva, i coscritti che arrivavano dalla campagna non trovarono in Milano nč abito, nč alloggio, e quando finalmente si dič mano ad organizzare i reggimenti, lo si fece con una lentezza, con una goffaggine desolante. Si diede il brevetto di colonnello al Duca Visconti, dietro sua offerta di equipaggiare ed armare un reggimento tutto a sue spese. Animato dalle migliori volontā del mondo, il duca ogni arte o scienza militare affatto ignorava. Scelse ad officiali del suo corpo alcuni Piemontesi di dubbia capacitā - i buoni avevano giā il lor posto nelle file di Carlo Alberto. Non v'era disciplina in un Reggimento raccozzato d'uomini rozzi e depravati, che correvano, ad arruolarsi sotto la bandiera per la paga di trenta soldi al giorno. Era colonnello di un reggimento di cavalleggieri il conte Massimiliano Caccia, bravo officiale francese; l'intelligenza e le cognizioni del giovine colonnello non fecero, che rendergli pių difficile la sua situazione. Non citerō che uno solo dei tanti disgusti, che ebbe a sopportare. Da tre mesi continuamente chiedeva cavalli pei suoi soldati: non ebbe che dei puledri da due anni ai due anni e mezzo - affatto inservibili; chiese la sua dimissione. Il mal partito cui era ridotto quel paese, che egli era venuto a difendere e le promesse della amministrazione di dar luogo alla sua dimanda lo smossero dalla sua determinazione, e restō al suo posto.
La lentezza e l'inscienza dei capi organizzatori, l'incapacitā e la bricconeria d'un gran numero degli incaricati alle somministrazioni militari, dovevano paralizzare, bisogna convenirne, anche un Governo il meglio intenzionato.
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