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      Abbandonata la posizione si ritirarono di qualche passo le tende.
      Ad onta di tante prove di muti raggiri non veniva meno l'ardore dei volontari. Relegati sulle montagne; d'indisciplinatezza e di ruinare lo Stato incolpati; sopportavano con invincibile pazienza una fatica priva di gloria. Tre volte si sciolsero sotto pretesto di organizzarli. Dovendo abbandonar quei passaggi alla loro difesa affidati, in Brescia ad aspettar nuovi capi e nuovo regolamento si rinchiusero: il loro coraggio non mai scemò. Ritornarono finalmente ai loro posti, senza che nulla organizzato si avesse. Per tutta la guerra si continuò a servirsi dei corpi dei Volontari - la formazione di nuovi soltanto si impedì; ciò chè prova l'avversione contro essi dell'armata regolare. Giovani sortiti dai collegi militari; vecchi officiali, che avevano servito nelle Legioni straniere in Francia, in Spagna, in Svizzera, ed anco sotto il Regno Italico, invano al Ministero della guerra si presentavano chiedendo potersi arruolare come semplici soldati nei corpi dei volontari - uno sprezzante rifiuto n'era la risposta(8). Nè il Governo Provvisorio di Milano soltanto alla formazione di corpi volontari si opponeva, ma lo stato maggiore dell'armata Piemontese con ogni sua possa la impediva. Si portava lagnanza sulla scarsezza ed inettitudine del contingente Lombardo, e Carlo Alberto non permetteva ai corpi franchi di guerreggiare in aperta campagna. Non voler esporre i volontarii alla triste sorte riservata in guerra ai soldati fatti prigioni senza uniforme, egli diceva: non voler far loro correr pericolo di venir fucilati protestava.


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L'Italia e la rivoluzione italiana
di Cristina di Belgioioso
Remo Sandron
1904 pagine 169

   





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