Queste accuse risuonarono al di Là delle Alpi - e sino in Francia. I fatti, che io narrai, e quelli che sto per narrare dimostrano quanto sien false.
Il Governo Provvisorio di Milano a giustificare la sua mollezza e la sua fiacca dappocaggine una sola scusa trovava: gli ostacoli, che gli opponevano i differenti partiti, in che era divisa la popolazione attorno a lui. Vediamo ora quanto valga un tal mendicato pretesto.
Carlo Alberto, quando pose il piede in Lombardia con un suo Proclama solennemente protestò contro qualunque mira ambiziosa: si compiacque chiamarsi Spada d'Italia. Vi era del cavaliere in una tal dichiarazione, ma ve n'era troppo perchè un re del Piemonte potesse durarvi sino alla fine. I due estremi elementi, di che quel Governo Provvisorio si componeva, trovarono in quel proclama occasione di comodamente progettare il piano del loro agire. Consideravanlo i realisti come effetto di una generosa esaltazione e volevano obbligo dei Lombardi l'opporsi con tutte le loro forze alla esecuzione di una imprudente promessa. I repubblicani una tanta generosità altamente celebravano, saggissima la dicevano e il credere un re capace di disdirsi di tanto eroica risoluzione - sanguinevole insulto giudicavano.
Verso il 10 aprile arrivò Mazzini in Milano: il Governo Provvisorio lo accolse nel modo il più brillante, il più lusinghiero. Ambidue i partiti, rappresentati da chi era al potere, erano egualmente interessati ad accoglierlo bene. Guadagnarlo alla causa costituzionale speravano i realisti: s'illudevano i repubblicani, che l'eloquenza di Mazzini avria convertiti i loro colleghi, o mettendoli in stretta relazione col capo del partito repubblicano compromessi si sarebbero con Carlo Alberto.
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