Volli prima di cominciarne il racconto mostrare all'evidenza chi fu la causa di nostre sventure; chi ne è responsabile in faccia al mondo. Se quando l'inimico venne a sorprenderci vuote trovò le nostre casse, senz'armi il popolo, indisciplinate le truppe, inerte e quasi indifferente l'Italia, e la popolazione lombarda chiamante invano delle armi e disordine e discordia erano nel seno del governo provvisorio: fu questo governo, d'accordo coll'armata piemontese che con improvvide misure aveva raffreddati gli animi e il fraterno entusiasmo dei volontari d'Italia rintuzzato. Ora se 'l sa. Noti questi fatti, sarà più facile comprendere la storia delle ultime prove che ebbe a soffrire la Lombardia: sarà, lo spero, salutare lezione per l'avvenire.
PARTE SECONDA
La guerra in Lombardia
Assedio e capitolazione di Milano
I.
Ero a Napoli, quando scoppiò la rivoluzione a Milano. Non potei resistere al prepotente desiderio di rivedere i miei compatrioti e noleggiai un bastimento a vapore, che a Genova mi traducesse. Sparsasi appena la voce di mia partenza, ben m'accorsi quanta e quanto viva simpatia avesse destata in Napoli la causa Lombarda. Volontari d'ogni ceto vennero a supplicarmi, che meco condurre li volessi su quella terra: nelle quarantotto ore, che la mia partenza precedevano, la mia casa non fu mai vuota di supplicanti novelli: quasi dieci mila napoletani volevano partire con me: il mio battello non portava che 200 persone, acconsentìì a condurre 200 volontari; la piccola colonna fu subito completa.
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