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      La traversata fu rapida, era calmo il mare. Trovammo in Genova accoglimento dei più cordiali. A Milano egual gioia ci attendeva: la popolazione volle esprimerci al vivo la sua simpatia: stimò prudenza il governo provvisorio di associarsi al popolo. Dopo l'armata piemontese i miei 200 volontari arrivarono i primi in Lombardia a prender parte a quella guerra, che santa e la crociata si chiamava. Il loro arrivo da Napoli in Lombardia pareva presagio che la guerra italiana, non lombardo-piemontese soltanto, sarebbe per divenire. Quattro altre legioni partivan ben presto da Napoli per raggiungere i loro fratelli in Lombardia: la speranza divenne allora quasi certezza. Fra i membri del governo provvisorio v'ebbe chi divider non volle con noi lo stesso sentimento. Chiamata in qualche modo a rispondere delle sorti di tutti coloro che m'avevan seguita, tentai più volte interessare a loro favore quel governo provvisorio: vi ritrovai una non simulata contrarietà. Presentando la mia piccola truppa come l'avanguardia, dei 100 mila italiani che sarieno volati all'appello, ebbi a sentirmi rispondere: «Il ciel ci scampi dal soccorso di una tanta armata». Prolungare la discussione credetti inutil cosa. Eppure volontari napoletani accorrevano a difendere Treviso e Vicenza: e Venezia fra le sue acque raccoglie ancora non pochi, che per difenderla, le belle rive di Sorrento e le selvaggie rocce della Calabria abbandonarono.
      Arrivai in Milano otto giorni dopo la cacciata degli Austriaci, le barricate ingombravano ancora le vie: per la prima volta io vidi il tricolore sventolar sulle terre della capitale Lombarda.


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L'Italia e la rivoluzione italiana
di Cristina di Belgioioso
Remo Sandron
1904 pagine 169

   





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