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      Diedi più tardi alla luce due opuscoli sulla forma di governo la più adatta alla nostra liberazione. Quantunque di pochissima importanza i miei scritti, l'ottimo accoglimento che incontrarono bastò a convincerci, che il partito repubblicano non era forte qual si temeva: ne sì ad ogni transazione avverso, come lo si pretendeva: la quistione posta una volta in luce - La Lombardia deve unirsi al Piemonte, o per sè sola costituirsi? - fu ben tosto per maggioranza di voto nel senso dell'unione risolta. Di una tal soluzione ne veniva per sè un governo costituzionale, ed il trionfo della monarchia rappresentativa. Quelli che differentemente sentivano, credevano dover tacere, o transitoriamente all'opinione dei costituzionali adattarsi. D'un tal successo se ne lodò il buon senso nazionale, che sì prontamente al parere costituzionale convertito si aveva: pochi giorni soli di discussione bastarono a mostrare la maggioranza di quel partito. Il buon senso nazionale non aveva mai perso di vista tutti i vantaggi reali, che venivano dall'esser la Lombardia al Piemonte unita: questa è verità.
      Pareva decisa la quistione; il governo provvisorio si vedeva tolta una delle più grandi difficoltà; i passi suoi imprudenti non tardarono a creargliene di nuove. Quando più che mai era necessaria la concordia, con inavvedute misure suscitò le vecchie dissenzioni. Sparve così quella cieca fiducia, che riponeva ognuno nelle forze del Piemonte alle lombarde unite: alla speranza - amara inquietudine successe.


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L'Italia e la rivoluzione italiana
di Cristina di Belgioioso
Remo Sandron
1904 pagine 169

   





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