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      Con ultimo suo decreto chiamò con minacce tutti i cittadini a portare alla zecca il loro argento: fu realizzata una somma di 4 milioni.
      Il comitato di pubblica difesa fu instituito verso la fine del luglio(18); la sostituzione del commissario regio al governo provvisorio avveniva il 20 dello stesso mese. Milano non poteva ancor portar giudizio su di un sì repentino cangiamento di regime, quando più gravi avvenimenti vennero ad occupare gli animi: furono il preludio di nostre sciagure.
     
      III
     
      Il 26 luglio si sparse in Milano la voce di una grande vittoria dell'armata italiana: si diceva presa Verona. Sino allora i piani strategici del re e dei suoi generali non avevan trovato che biasimo: non si poteva comprendere come con un'armata di 50 mila uomini si dovesse tener una linea, di venti, o trenta leghe, quando Mantova, Verona, e Legnago erano in mano dell'inimico. Alla nuova di questa vittoria si dissipò ogni triste apprensione: ringraziammo il fato, che dai nostri stessi errori ci portava fortuna.
      Ma fu breve la gioia: l'annuncio d'una disfatta pronto seguì la lieta notizia del ieri. Interdetti non sapevamo che credere: ci rassicurava il pensare, che anche a un rovescio v'era rimedio, per poco che si avesse voluto approfittare delle risorse del nostro paese per tanto tempo dal governo provvisorio neglette. Udimmo ben presto, che l'esercito piemontese concentratosi in Goito, abbandonate aveva le belle posizioni di Rivoli, Valleggio e Somma Campagna. Dunque aveva varcato il Mincio senza colpo ferire: d'allora in poi ogni giorno un nuovo movimento retrogrado.


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L'Italia e la rivoluzione italiana
di Cristina di Belgioioso
Remo Sandron
1904 pagine 169

   





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