Si fece osservare al comitato di difesa, che fra i due ponti di Lodi e di Cassano ve n'era un terzo, quello di Bisnate: facile cosa, che gli austriaci per là tentassero il passaggio. Non si sapeva se i piemontesi avrieno forse presa precauzione veruna per torre da quella parte le comunicazioni. Quantunque il comitato punto non dubitasse della prudenza dei piemontesi, pur vi spediva il capitano Gatti con ordine di far immediatamente saltare in aria il ponte di Bisnate. Era appena fuori di porta il Gatti, che un messo del generale Salasco lo raggiunge ed a ritornar lo invita: gli assicurava guardato il ponte da un distaccamento piemontese, che Salasco stesso vi avea mandato a difesa. Il capitano Gatti non ritornò né s'affrettò; che più per dar conto al Governo provvisorio della condizione del paese, che dello stato del ponte il cammino proseguì. Giunto a Bisnate non vede piemontesi, si dirige alla volta del ponte, quando una dozzina di fucilate lo avvertono, che la riva era occupata, ma dagli austriaci; che impedirne il passaggio era tardo, ed inutile consiglio. Gatti ritornò senza poter mai incontrare il distaccamento promesso, ed annunciato da Salasco.
Checchè ne sia, quando io partii per Lodi, lasciai Milano in stato di calma, di dignità. Dolorosamente mi commossi alla campagna, vi trovai tutti i sintomi del terrore e del disordine.
Nei dintorni di Milano, a tre e quattro leghe dalla città, dalla parte meridionale, tutti i paesi deserti, abbandonate le case, le strade coperte di intere famiglie, che scarse provvigioni appena per pochi giorni, o gli oggetti loro più cari seco portavano: serrati in colonna camminavan del loro meglio i vecchi ed i ragazzi, i giovani robusti portavano in spalla gli ammalati, le donne in braccio i lattanti bambini.
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