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      Una vettura di lontano, il passo d'un armamento disperso, il menomo rumore diveniva un allarme per loro: «Ecco gli austriaci» gridavano: le colonne rompeano; gridavan, singhiozzavano, invocavano aiuto; fuggivano alla sorte pei campi i più timidi; i più bravi, ed i più rassegnati vedendo ormai inutile ogni sforzo, sedevano lungo il cammino... pregando non gli uomini, ma Dio. Commossa a questo spettacolo non sapeva come consigliare questi infelici: mi si affollavan intorno, mi pressavano: tentai inspirar loro fiducia: spiegai loro lo scopo del mio viaggio: gran numero di quelle famiglie mi promisero avrieno aspettato il mio ritorno.
      Trovai Lodi pieno di truppe, stanchi i soldati, e sofferenti non abbattuti: del futuro parlavano, non del passato, segno infallibile di vitalità, prova di energia: i loro discorsi erano della guerra, della prossima disfatta dell'Austria, della divina protezione, che non poteva mancare. Ammirai l'espressione marziale di quei visi dimagriti: ascoltai commossa le canzoni militari, che, come al primo giorno d'una campagna, sortivano da quelle livide labbra, da quei petti scarniti. Un interno presentimento mi diceva, che con tali difensori l'Italia non poteva perire.
      Carlo Alberto era ancora a Codogno. Dimandai vedere uno degli aiutanti del re, o dei principi. L'uno di questi ufficiali, di cui credo tacere il nome, venne tosto a ritrovarmi. Gli parlai della mortale inquietudine della campagna: dell'angosciosa incertezza del popolo di Milano, che nulla sapeva de' disegni del re.


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L'Italia e la rivoluzione italiana
di Cristina di Belgioioso
Remo Sandron
1904 pagine 169

   





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