Quest'ufficiale mi fece un quadro commovente dell'esercito: mi disse quanto aveva sofferto: che qualche giorno aveva interamente mancato di viveri. Pareva dubitasse della ferma risoluzione dei milanesi di difender la loro città, ma quando io lo interrogai, quali fossero le intenzioni del re, s'astenne da ogni dichiarazione confessandomi, che egli ignorava sino a qual punto potessi esserne informata, assicurandomi d'altronde, che n'erano già a quest'ora avvertiti alcuni fra i membri del governo provvisorio. Lo pregai di ben porre mente che io non dimandava mi si svelassero segreti, ma volevo soltanto conoscere quanto tutti avevano diritto di sapere. Insistetti sul pericolo che si incorreva volendo tenere Milano in uno stato di incertezza, che poteva menare a gravi disordini, ed instantemente dimandai, che mi si mettesse al caso di poter rassicurare quelli fra i miei concittadini, che avevan in me riposta una qualche fiducia. Quell'ufficiale si trovava in uno stato di terribile angoscia: il suo esitare me 'l provava. Finalmente mi disse, che la stessa scelta delle strade fatta dal re esser mi doveva sufficiente pegno di sua risoluzione di difender Milano ad ogni costo. «Io vi dico, soggiunse egli quanto è evidente per ogni uomo che abbia nozioni strategiche, o topografiche, ma io non vi parlo a nome del re che non mi autorizzò a farlo.» Posso rispondere, ripresi, ai miei concittadini, che il re vuole difenderli? Ma ciò non mi sembra evidente, altrimenti, perchè sarebbe egli venuto sin qui?
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