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      Il solo innocente, a cui carico non si può lasciar gravare l'accusa, è il popolo. Non può pretendere la libertà, non può sperarla un popolo, che ne sia stimato indegno. Sin tanto che durerà la guerra non si agiterà altra quistione, che quella della italiana nazionalità.
      I differenti partiti non vennero mai, è vero, ad un'aperta guerra da noi: questa tregua, prudente, oggidì non basta: ci vuole unione. Non tentiamo mai risvegliare politiche passioni, diamoci la mano: la nostra rabbia, la nostra energia serbiamola tutta per l'inimico: contro lui soltanto la sfoghiamo. Quanto ai generali in sospetto, in quanto al re - l'Austriaco tiene ancora la Lombardia: Carlo Alberto non può opporgli un'armata? non può dimani esser sua la vittoria? ed allora, che più dimanda il difensore d'Italia? Il Piemonte è alla vigilia di riprendere le armi: i volontarii lombardi capitanati da Garibaldi attendono impazienti di riprendere la guerra di fazione. Venezia per la seconda volta proclamò la repubblica: sola in mezzo ai mari, dei quali per tanti secoli fu reina, ora difende il vessillo italiano..... Basteranno queste forze a riparare i nostri disastri: la Francia vorrà adoprarsi a nostro favore nelle diplomatiche trattative, che or ora vanno ad aprirsi.
      Speriamo adunque, che l'onor d'Italia sarà vendicato: la discordia non fiaccherà sforzi tanto generosi: la nostra indipendenza conquistata una volta sarà riconosciuta per sempre.
     
      FINEGLI
      ULTIMI TRISTISSIMI FATTIDI MILANO
     
      NARRATIDAL COMITATO DI PUBBLICA DIFESA


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L'Italia e la rivoluzione italiana
di Cristina di Belgioioso
Remo Sandron
1904 pagine 169

   





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