Il generale freddamente rispose che il Comitato si dovesse dirigere ai singoli generali di stazione nei riparti del campo dove esistevano i mulini. Ma non credendo il Comitato che sarebbe ubbidito da codesti generali, che non potevano riconoscere l'autorità del Comitato stesso, scrisse questi nella notte del giorno 4 a S. E. il generale Salasco capo dello stato maggiore di sua Maestà, pregandolo di dare gli ordini perchè fossero presidiati i detti mulini.
Contemporaneamente ancora il Comitato incaricò il signor marchese Francesco Cusani persona di propria confidenza, addetto allo stato maggiore del reggimento cavalleria Savoia, di pregare il suo colonnello perchè si adoperasse anch'esso ad ottenere che fossero presidiati i mulini e scortate le farine in città.. Il signor Cusani riferì al Comitato di avere avuto dal suo degno colonnello le più positive assicurazioni della sua cooperazione.
Con codeste misure non era dunque punto a dubitarsi che, mentre l'esercito ed i cittadini avrebbero esaurite le farine apprestate per otto giorni, se ne sarebbero preparate quante bastavano per alimentare i forni militari e civili per altri quindici giorni.
È poi da notarsi che il riso avrebbe in ogni caso offerto vitto abbondante per alcuni giorni e per l'esercito e pei cittadini. Oltre il riso accumulato nella città e nei dintorni del raccolto dello scorso anno, se ne poteva avere di quello così detto della Puglia del nuovo raccolto. E si noti ancora che Milano è circondato da numerose mandre di giumenti, e che quindi in nessuna ipotesi avrebbero potuto nemmeno mancare le carni, dappoichè un esercito numeroso avrebbe sempre mantenuto in comunicazione la città colla campagna.
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