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      Per accrescere poi, quanto più si poteva, la fabbricazione della polvere, il Comitato di Pubblica Difesa, con decreto del giorno 30 luglio, dichiarò d'uso pubblico, per la polveriera di Lambrate, quell'acqua che, servendo all'irrigazione di terreni privati, era d'impedimento al continuo movimento della ruota idraulica di quello stabilimento - ed istituì una seconda polveriera in Milano, che avrebbe potuto funzionare anche durante l'assedio della città.(30)
      Se non che chi conosce con quali mezzi e con quante munizioni i Milanesi siano riesciti nella lotta delle cinque giornate del marzo, non potrà dubitare che Milano non presentasse sufficienti mezzi per impegnare e sostenere una seconda lotta, fosse pure più ostinata e più difficile di quella prima.
      Già col giorno 27 luglio, all'annunzio dei rovesci toccati all'esercito sulle sponde del Mincio, il Comitato d'armamento e mobilizzazione della guardia nazionale aveva ordinato la mobilizzazione di cento uomini per ciascun battaglione(31) e, riputandosi davvicino minacciata Brescia, fu immediatamente fatta partire per quella volta, e sotto gli ordini del veterano generale Zucchi, la guardia di tal modo mobilizzata e circa altri due mila uomini di nuove reclute che stavano nei depositi di Milano.
      Di più il Comitato di Difesa diede ordine al generale Garibaldi di partire immediatamente coi suoi soldati verso la provincia bergamasca, autorizzandolo ad assoldare altre truppe per farvi la guerra delle bande. In tre giorni il generale Garibaldi aveva sotto l'armi tre mila nomini, e si portava pure sotto Brescia.


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L'Italia e la rivoluzione italiana
di Cristina di Belgioioso
Remo Sandron
1904 pagine 169

   





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