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      Quasi contemporaneamente si presentò il signor Marchese Montezemolo ad annunciare al Comitato di Pubblica Difesa che esercitasse pure liberamente le sue funzioni, che il re voleva confermate. Nella stessa sera, mentre già alcune case erano state incendiate per ordine del re, un aiutante di campo venne a domandare al Comitato, a nome del re stesso, l'autorizzazione ad incendiare le case, poste vicino alle mura, che per ragioni di strategia nuocevano alla difesa della città: sulla quale interpellazione rispondeva il Comitato che non v'era luogo ad esitanza se il distruggere quelle case era necessità di difesa; meravigliarsi anzi che il re mandasse per l'adesione ad operazioni reclamate dallo scopo, pel quale il popolo aveva abbastanza dimostrato d'essere pronto a qualsiasi sagrificio.
      Durante la notte tutta la città fa illuminata dalle fiamme delle case fatte incendiare lungo la linea di circonvallazione. Questi incendii, che dal popolo si credevano dati nello scopo della difesa, erano salutati con festa, ed accrescevano colla luce solenne delle fiamme l'ebbrezza del proposito di una gloriosa resistenza. Fu distrutto così un valore di molti milioni di franchi; pur nessuna querela; i proprietarii stessi od assistevano impassibili all'opra di distruzione, o di loro mano concorrevano ad aiutarla.
      La mattina del giorno quattro una Deputazione della Guardia Nazionale si era presentata al re, al suo quartiere generale fuori di Porta Romana, accompagnata dal Commissario sig. Gaetano Strigelli.


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L'Italia e la rivoluzione italiana
di Cristina di Belgioioso
Remo Sandron
1904 pagine 169

   





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