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      La deputazione assicurò il re delle disposizioni della Guardia Nazionale a difendere la città, e il re alla sua volta diede le più formali assicurazioni che esso i suoi figli e le sue truppe erano del pari determinati alla più energica resistenza.
      La Guardia Nazionale non mancò alla sua promessa. Si mantenne sotto l'armi al suo posto, durante la notte, come al loro posto restarono la Guardia Nazionale mobilizzata e le muove reclute capitanate dal generai Zucchi. La città fu diligentemente percorsa da frequenti pattuglie di guardie nazionali, ed i cittadini spontaneamente, come già avevano usato nelle cinque giornate del marzo, facevano guardia alle barricate. Il popolo aveva domandato armi, e il Comitato gli aveva aperti i magazzini della Commissione d'armamento della Guardia Nazionale e della Sezione d'armamento presso il ministero della guerra: l'attitudine della popolazione era quanto poteva mai credersi bellicosa; e dicasi pure festosamente bellicosa. Le scolte di guardie nazionali e le truppe di linea venivano salutate col grido Viva l'Italia e lo stesso grido si udiva tutt'intorno echeggiare sui baluardi.
      È debito di giustizia rammentare che i soldati e quasi tutta l'ufficialità dell'armata piemontese, al pari delle truppe lombarde, partecipavano allo stesso entusiasmo della Guardia Nazionale e dei cittadini. Anelavano di dividere coi fratelli milanesi la gloria di un'ostinata resistenza. Oh! come diversa da tanto generoso ardore era l'attitudine di sepolcrale freddezza colla quale i generali di sì valorose truppe, annunciavano dopo poche ore la capitolazione stipulata con Radetzki!


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L'Italia e la rivoluzione italiana
di Cristina di Belgioioso
Remo Sandron
1904 pagine 169

   





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