Il generale Zucchi disse pur troppo non potersi la città difendere per sè stessa, senza l'esercito: ma essere troppo breve il periodo lasciato ai cittadini per seguirlo: doversi pregare il re ad interporsi presso Radetzki onde ottenere su questo punto una più larga concessione.
L'avvocato Restelli soggiunse, che, come membro del Comitato di Difesa, credeva suo dovere di fare qualche osservazione intorno alle cose esposte dal generale Olivieri, e innanzi tutto di fissare la posizione del Comitato nei rapporti di una capitolazione che già fosse stipulata o si volesse stipulare. Rilevare il Comitato di Pubblica Difesa i suoi poteri dal Governo Provvisorio, e però aver cessato legalmente di esistere col cessare del Governo stesso: che se i Commissarii reali, nell'assumere i poteri, in relazione alla legge d'unione della Lombardia col Piemonte, vollero che il Comitato continuasse di fatto nelle sue funzioni e se anco così volle il re, tutto questo non dava al Comitato un potere deliberante: come tale infatti non essere stato chiamato: declinare quindi il Comitato qualunque responsabilità per qualsiasi accordo che avesse il re stipulato col nemico. Ma dimandato del proprio parere, il Comitato astenendosi dal commentare il grave motivo, accennato dal generale Olivieri, della mancanza di munizioni e dell'intercettato parco d'artiglieria (che non si sapeva spiegare come non fossero coll'esercito nel luogo dove dovevano essere adoperate) osservava: non esser veri gli altri fatti allegati della mancanza di viveri per l'esercito e per i cittadini, e la mancanza di denaro.
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