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      L'altro membro del Comitato, dott. Pietro Maestri, dichiarò di associarsi alle osservazioni e proteste del collega Restelli e contro alcune parole del podestà Paolo Bassi, che insinuava doversi risparmiare la città dall'ira nemica, soggiungeva non avere il Corpo Municipale il diritto di rappresentare in questo argomento l'opinione pubblica dei cittadini, che del resto troppo manifestamente si era dimostrata propensa per la difesa; alla protesta dell'avv. Restelli si associarono con maggiore energia fra i capitani della Guardia Nazionale, il sig Enrico Besana ed il dottore Paolo Bonetti.
      Convennero tutti i presenti intorno al fatto della inconcussa determinazione dei cittadini alla resistenza, fatto riconosciuto dagli stessi generali piemontesi. Pure nella supposizione non mai contraddetta da questi che la capitolazione dovesse già ritenersi un fatto compiuto, il discorso continuò soltanto per parte dei tre membri del Corpo Municipale sulla natura dei singoli patti onde ne fosse migliorata la condizione dei cittadini. Si domandò come avvenisse che l'esercito lombardo non fosse stato contemplato nella capitolazione, ed a questa interpellazione rispose il generale Bava che era sua opinione individuale, che i soldati lombardi avrebbero potuto seguire l'armata come cittadini: che però punto non garantiva tale sua interpretazione del relativo patto della capitolazione. Così il re abbandonava all'interpretazione più o meno benigna, che avrebbe dato Radetzki (!), ad un patto dubbio della capitolazione, il sapere se i trenta mila soldati dell'esercito lombardo sarebbero o no stati fucilati come ribelli!


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L'Italia e la rivoluzione italiana
di Cristina di Belgioioso
Remo Sandron
1904 pagine 169

   





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