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Saputosi appena in città che una capitolazione era seguita, s'alzò un grido d'indignazione, e dicasi pure di disperato furore. Si gridò al tradimento. Vagavano i cittadini forsennati per la città, protestando contro l'ignominioso patto: por ogni dove risuonava il grido: piuttosto morire che vedere ancora gli austriaci! Alcuni fra quelli che i primi sparsero nella città la notizia della capitolazione furono uccisi a furore di popolo, quasi ne fossero stati complici, o fossero agenti prezzolati dal nemico per portare la confusione e l'anarchia, tanta fatica costò il persuadersi che potesse nemmeno sorgere l'idea d'una capitolazione. La casa Greppi, dove abitava il re, fu barricata, ne furono guardate le sortite, e quando ne escirono gli equipaggi e i convogli, il popolo staccò i cavalli e coi carri rovesciati chiudeva la via. Fu anche scaricato qualche fucile contro le finestre dell'abitazione del re. Intanto i benemeriti Signori Pompeo Litta ed Abate Anelli, i soli fra i membri del Governo Provvisorio che fossero rimasti al loro posto, fatti interpreti del voto del popolo, che non voleva transazioni col nemico, pubblicarono un bando di protesta contro la capitolazione, di cui al re stesso fu presentato un esemplare(36).
Aggiungiamo un altro fatto assai significante che dimostra ad un tempo quale fosse la suscettività della guardia nazionale e dei cittadini contro ogni benchè lontana idea di capitolazione - e come invece gli aderenti del re cercassero anche indirettamente di favorirla gettandone la responsabilità sui cittadini.
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