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      Olivieri desiderava che fosse podestà di Milano il cognato di Welden, supponendolo propenso alla capitolazione che da lui, Olivieri, dal suo partito gesuitico e dal re si voleva ad ogni costo(37).
      Pure allo spettacolo della tremenda reazione che l'annuncio della capitolazione destava nel popolo sotto gli stessi occhi del re, parve che questi ne fosse scosso, e ricevuta appena la protesta dei due membri del Governo Provvisorio, fece proclamare dal balcone che, vedendo i cittadini tanto risoluti a difendersi, ei pure coi suoi figli avrebbe versato fin l'ultima stilla di sangue per la difesa della città - che avrebbe pur sempre continuato a combattere per la indipendenza d'Italia. I cittadini non credettero a questo bando verbale, e vollero che il proclama fosse stampato, ciò che in fatti seguì(38).
      Codesto annunzio fa accolto da alcuni festosamente e da altri con incredula freddezza. Lo si ritenne dai più un mezzo per addormentare il popolo e di prepararsi così l'opportunità di sottrarsi dalla vigilanza dei cittadini, che lo volevano pegno prezioso perchè la capitolazione non seguisse.
      Infatti, mentre, si proclamava dal re la determinazione di resistere, e mentre per dare una apparenza di verità a questa determinazione continuavasi a far incendiare le case lungo la strada di circonvallazione, e mentre si mandava a qualche corpo di truppa il contrordine della partenza, altre truppe cominciavano a sfilare fuori della città: già si sguarnivano i baluardi, già tutto nel campo era movimento per la partenza.


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L'Italia e la rivoluzione italiana
di Cristina di Belgioioso
Remo Sandron
1904 pagine 169

   





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