Il bando disinteressato col quale Carlo Alberto entrò sul territorio Lombardo non era sincero. Egli aspirava ad unire ai suoi Stati anche le Provincie Lombardo-Venete ed i Ducati, e lo voleva nel più breve termine possibile. Lo prova l'indirizzo del conte Martini del giorno 6 aprile, a suo nome diretto ai Governi Provvisorî di Lombardia, di Venezia e dei Ducati, col quale veniva espresso positivamente l'invito per l'immediata convocazione dell'assemblea Nazionale; lo prova la sua condotta militare verso la Venezia, retta nei primi mesi a forma repubblicana, lasciata sempre senza difesa, perchè nella speranza di un aiuto piemontese, s'inducesse più facilmente alla immediata fusione; lo provano le mene insistenti dei Ministri che circondavano il Re, la condotta dei suoi inviati nelle città che voleva aggregare alla sua corona.
Il progetto è riescito. Tutte le Province lombarde, tutte le Province venete, tutti i Ducati votarono per l'unione col Piemonte sotto la condizione, tranne questi ultimi, di una nuova costituzione da stabilirsi da una Assemblea Costituente eletta sulla base del voto universale.
Operata la fusione, sembrava, che l'interesse personale, l'interesse dinastico, l'amor proprio, l'ambizione del re lo dovessero calorosamente spingere a liberare al più presto dallo straniero la terra italiana. Crediamo che il re abbia operato di buona fede nei fatti della guerra fino alla sconfitta del giorno 25 luglio. Crediamo che fino allora non vi sia stata che una grande imperizia.
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