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      Pur nondimeno diciamo che l'accusa, che ci viene buttata in faccia non è fondata abbastanza per un pretesto ad una sleale diserzione.
      Quarantaduemila Lombardi, dei quali quattordicimila volontari ed il rimanente truppe regolari, hanno preso parte alla guerra che si combatte. Lo Stelvio, il Tonale, il Caffaro furono sempre guardati da volontari lombardi, che seppero soffrire ogni disagio e respinsero ripetutamente il nemico con coraggio degno di migliori destini; e codesti volontari tengono tuttora intrepidi le valli subalpine, dove vivo si conserva il sacro fuoco dell'insurrezione nazionale. Anche dopo la capitolazione di Milano ebbero i volontari lombardi brillanti fatti d'arme a Lonato, allo Stelvio ed a Luino. Nel Tirolo fecero prova di un valore disperato, che non sarebbe stato sì vuoto d'effetto se fossero stati meglio secondati nelle loro mosse dalle truppe regolari.
      Le truppe di linea lombarde, formate naturalmente da reclute recenti, erano da poco entrate in campagna. La maggior parte fu adoperata al blocco di Mantova, ed il rimanente ha preso parte alla battaglia infelice delle tre giornate del luglio. Noi non vogliamo assolvere nessuno: chi si condusse da vile se ne abbia la sua giusta parte di infamia: ma pur volendo essere imparziali, dobbiamo mostrarci meno severi verso reclute nuove, appena addestrate all'armi ed alle evoluzioni militari, e guidate o da ufficiali affatto nuovi, o da ufficiali piemontesi che in generale erano quanto v'aveva di meno atto nelle truppe alleate.


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L'Italia e la rivoluzione italiana
di Cristina di Belgioioso
Remo Sandron
1904 pagine 169

   





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