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      Nei giorni del pericolo ogni turbamento è fatale, ogni potere è impossibile il quale non conosca il paese e non abbia la confidenza del popolo.
      Però il re cerca di versare su quelli che possedono una tale confidenza tutta la responsabilità degli avvenimenti e conferma le funzioni del Comitato di Pubblica Difesa. Affetta anzi di deferirgli tanto, che gli fa dimandare di potere distruggere le case circostanti alle mura, della città che sono di ostacolo alla sua difesa; ciò che fa eseguire dopo aver deliberato di mandare, anzi dopo aver già mandato i suoi generali a Radetzky per segnare la capitolazione! Del resto le funzioni del Comitato sono, nell'argomento principale della difesa, paralizzate dal Commissario Olivieri. Questi ogni mezzo adopera per far emergere che Milano manca alla condizione sulla quale il re era venuto alla sua difesa, pone ogni cura per far credere che Milano non si è preparata, ed impedisce per asserite viste strategiche e per non fare insulto all'esercito la formazione delle barricate. L'incaricato del ministero della guerra, seconda le viste dell'Olivieri: sta inerte, non favorisce le mosse del Comitato. Pur le barricate si elevano, la guardia nazionale stabile e mobilizzata è in armi, vivo l'entusiasmo dei cittadini, tutto pronto ad una disperata resistenza. Olivieri all'aspetto sublime del nostro popolo non può negare per un resto di pudore, che la condizione voluta del potente concorso dei cittadini non siasi verificata: allora si allegano, come motivi alla capitolazione, la mancanza di munizioni, la mancanza di viveri, la mancanza di denaro.


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L'Italia e la rivoluzione italiana
di Cristina di Belgioioso
Remo Sandron
1904 pagine 169

   





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