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      Questi due ultimi motivi sono dimostrati falsi: il primo, la mancanza di munizioni, è parimenti falso per ciò che concerne la difesa interna della città: per ciò che riguarda l'esercito, se era reale, fu procurato con mala fede, giacchè è impossibile il supporre che per mera imperizia siano stati inviati cannoni e munizioni là dove non dovevano servire. Furono mandati a Piacenza onde non si trovassero a Milano(43). Il giorno quattro il re combatte sotto le mura di Milano fuori Porta Romana, e si ritira con perdita, mentre lascia nell'inazione le numerose truppe accampate alla sua destra ed alla sua sinistra. Porta il suo quartiere generale in città e manda suoi inviati a Radetzky per la capitolazione. Il Comitato di Difesa, la guardia nazionale protestano, la popolazione fieramente resiste. Il re inganna il popolo, promettendo di testare col suo esercito e di dare l'ultima stilla del suo sangue per la difesa di Milano, mentre dà l'ordine che le truppe s'incamminino dalla città verso il Ticino, quelle truppe che già fino dal giorno prima, quando ancora non si parlava di capitolazione, avevano istruzioni di tenersi pronte alla partenza! Il re evade col suo Stato Maggiore, all'ombra della notte, in mezzo a' suoi carabinieri, e mantiene la parola a Radetzky di consegnargli la città!
      Popolo generoso a quale trista prova eri riservato! Festosamente ti disponevi a rinnovare le gloriose prove del marzo, a suggellare una seconda volta col sangue il sacro proposito di voler scosso il giogo straniero, e il tradimento ti strappò l'armi di mano!


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L'Italia e la rivoluzione italiana
di Cristina di Belgioioso
Remo Sandron
1904 pagine 169

   





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