La brigata chiamata il Caffè, e composta dei tre fratelli Verri, del marchese Beccaria, di Paolo Frisi, del Longhi, del Visconti e di molti altri, rappresentava il partito delle nuove idee. I vecchi dignitari dello Stato e la gioventù effemminata rappresentavano quello dei vecchi pregiudizi. E, come immancabilmente doveva accadere, i primi volgevansi verso la Francia, gli altri strettissimamente all'Austria aderivano. Quando gli eserciti francesi scesero il pendío italico delle Alpi, furono accolti con gran tripudio da una gran parte della popolazione, e appena s'accorsero dell'esistenza dei malcontenti, che se ne stavano quatti all'oscuro. Fuvvi in Lombardia un governo rivoluzionario, composto d'Italiani; fuvvi un Comitato di pubblica salvezza; e se non vi accaddero le sanguinose scene del 2 d'agosto e del 5 di settembre, non deesi ciò attribuire all'indifferenza popolare, ma sì al carattere benigno degl'Italiani, ed in ispezieltà dei Lombardi.
Vi fu veramente la sommossa di Pavia, che diede luogo al saccheggio di quella città; fatto sanguinoso e superfluo, che dagli avversari de' Francesi fu loro per un lungo tempo rinfacciato. Videsi in Milano e in tutta la repubblica Cisalpina un sentimento quasi universale di dispetto pel piglio un po' tracotante con cui il Primo Console e poi l'Imperatore faceva introdurre le riforme inviate di Francia nella costituzione della repubblica. Imponendo queste riforme a forza, quando non poteva farle accettare volonterosamente dalla contrada, egli facea precedere la promulgazione di quei novelli statuti da annunzi di protestazioni di riconoscenza e di giubilo, cui poneva in bocca dei popoli ricalcitranti.
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