Nel vicerè poi si scorge da quel carteggio una dispettosa impazienza delle importunità di quel soldato in alto salito, il quale con un'entrata di 145,000 diceasi povero e tacciava d'ingratitudine altrui. Prudentemente avrebbe allora adoperato il vicerè, se avesse dissimulato il disprezzo che in lui eccitavano le instanze del generale; ma conviene tuttavia confessare non esservi cosa più atta a stomacare un cuore retto ed onesto, che il vedere un uomo fortunato il quale si lagna del suo destino, frammezzo alle pubbliche calamità. Conturbato dalle dolenti parole che gli volgevano da ogni parte i parenti dei giovani soldati morti in Russia, non che quelli dei soldati più giovani ancora, ch'erano chiamati allora all'armi ed alla difesa della patria; testimonio degl'immensi sacrifici di sangue e di sostanze che l'Italia continuava a fare a pro dell'imperatore; consapevole della gravità delle circostanze e della condizione quasi disperata delle cose; temendo per la propria consorte, pei propri figli, per sè medesimo; con quale occhio poteva egli il vicerè leggere queste lettere in cui il Pino faceva continue istanze per nuove elargizioni a suo favore? Non è però dubbio che il tuono asciutto e alcun po' beffardo con cui il principe Eugenio raccomandava al ministro della guerra le domande del generale, non abbia conferito ad accrescere la stizza e il malumore di questi.
Mi fo ora a parlare di quei giorni che tennero dietro immantinenti alla ritratta dalla Russia. Già prima di quegli sciaurati eventi il conte Fontanelli, ministro della guerra, aveva avviato verso il Nord la brigata Zucchi.
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