Non toccava loro far altro che affrettare quell'avventurato ritorno, e perciņ potea giovare l'addormentare quegl'indisciplinati ragazzi ch'eransi infiammati all'udire le voci di progresso, di libertą, d'independenza, di gloria, e che non ancora sapevano pregiare al giusto suo valore l'amministrazione quieta, regolare e inalterabile di Casa d'Austria. Scaltri erano questi Austriaci puri, nč la dissimulazione in politica era loro punto ripugnante. Perciņ la vinsero.
Dopo il partito austriaco rimaso vincitore, io pongo il partito italico che avrebbe dovuto vincere, riserbandomi d'accennare in seguito i partiti di mezzo, talmente vicini fra loro da confondersi insieme. Il partito italico, denominato anche muratista, proponevasi di separar l'Italia dalla Francia, non meno che dalle potenze collegate, e farla stare e camminare da sč, col mezzo delle forze che gią in essa esistevano e delle quali potea valersi in sull'atto. Queste forze ad ostro erano comandate da Murat, a borea dal principe Eugenio. Opportuna cosa č qui pertanto l'investigare sino a qual punto il re di Napoli e il vicerč d'Italia fossero meritevoli dell'assoluta fiducia degl'Italiani.
Per corto che fosse il senno del re di Napoli, i fatti avevano parlato a sģ alta voce, ch'egli pure doveva averne inteso il linguaggio. L'imperatore stava per cadere; suoi vicari dovevano essi cader secolui, oppure tentare di reggersi da sč? Non era difficile cosa il dar risposta ad una tale domanda; e certo coloro che hanno rimproverato Murat di tradimento, si son mostrati a trafatto esigenti in fatto di fedeltą. L'imperatore, per vero, era il benefattore del re di Napoli; ma la caduta di questo re non poteva fare aiuto alcuno all'imperatore; che anzi solo col serbare la sua corona avrebbe potuto Murat in alcun tempo render servigi all'imperatore o ai membri della famiglia di lui.
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