Pagina (30/218)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Eranvi, certo, uomini di tal fatta, ed io ne conobbi parecchi, i quali dicevano: "La nostra presente condizione non è beata, e siamo vogliosi di migliorarla; ma per ottenere l'intento è forza accordarci con potentati che non potrebber vedere di buon occhio le nostre riforme. Ci troviamo perciò in grado di dover esigere date condizioni in ricompenso dell'appoggio che daremo a questo, anzichè a quell'altro sovrano. Ma qual è di loro cui sia più necessario il nostro appoggio, e che perciò più volonterosamente si adatterà alle riforme chiestegli da noi in iscambio? Non è egli il più debole? Ecchè? Dobbiamo ottener grandi concessioni, e ci faremo a chiederle al più forte, a quello che può agevolmente far senza di noi? Sarebbe questa una vera mattía, perciocchè, se imponesi la legge al debole, il forte l'impone egli stesso".
      Questi erano sensi veramente assennatissimi; ma non il senno, bensì la passione, la sconsigliatezza informa i partiti. Mentrechè i varii partiti surti contro il governo viceregale, affaccendavansi, cospiravano e trascorrevano a maneggi che difficile si è il qualificare, gli assennati, di cui ho testè fatto menzione, non avean nemmeno pensato a numerarsi, a conoscersi, e tampoco a pigliare alcun provvedimento per far prevalere la loro opinione. Deploravano essi l'acciecamento dei loro avversari; sforzavansi di aprir loro gli occhi coi ragionamenti; erano ascoltati con deferenza, ed anche con reverenza, ma appena erasi dileguato nello spazio il suono della loro voce, le ree passioni, l'invidia, l'ambizione forsennata, i privati rancori, gli stolti e ridicoli divisi superavano agevolmente la sana e incontrovertibile argomentazione di quei veri politici.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Studi intorno alla storia della Lombardia negli ultimi trent'anni e delle cagioni del difetto d'energia dei lombardi
di Cristina di Belgioioso
1847 pagine 218