Ho sin qui parlato di tre partiti, l'austriaco, l'italico, il francese, promettendo di far poscia cenno degli altri partiti di mezzo, che s'incrocicchiavano fra loro e per certi versi si confondevano. Cionnonpertanto, ho di già accennato, relativamente al partito francese, che questo pârtivasi in due categorie, l'una dei fidiservitori dell'imperatore o del vicerè, ufficiali di milizia o civili; l'altra degli uomini saputi ed illuminati, che comprendevano il gran pericolo che traevasi dietro il tentare un interno ravvolgimento mentre il nemico affacciavasi alle porte, risoluto d'aprirvisi il passo a forza. Gli altri due partiti suddividevansi anch'essi, come il francese, in due categorie. Ed anzi la seconda categoria del partito austriaco e quella del partito italico rassomigliavansi talmente, che facile era lo scambiarle l'una per l'altra. Ed ecco il come.
Il partito austriaco puro volea, per così dir, cancellare con un tratto di penna i quindici anni della dominazione francese; unire di nuovo la contrada all'impero austriaco; riporla in quelle medesime condizioni da cui tratta aveanla gli eserciti francesi; far giuramento di fedeltà al discendente di Maria Teresa e di Giuseppe II. L'esercito austriaco era accampato sulla riva manca dell'Adige; l'esercito italiano si rannicchiava, ned era fuor di ragione l'immaginarsi prossimo il dì felice in cui quest'ultimo avrebbe cessato di far contrasto ai progressi dell'esercito nemico. In espettazione di questo giorno bramato non v'era da far altro che rimanersi tranquilli, scavar sordamente le fondamenta del governo viceregale, e dargli poi l'ultimo crollo quando fosse prossimo alla caduta, e infine aprir le porte all'esercito austriaco allorchè non vi fosse più per custodirle l'esercito italiano.
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Maria Teresa Giuseppe II Adige
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