Io non imputerò già questi matti pensieri ad alcuno in particolare, ma bensì dirò che assai temo, non abbiano essi influito nell'accrescere il fiero astio del partito liberale italico contro l'ordine di cose allora esistente. Chi sa quante menti furono allettate da quell'esca sgraziata, quanti cuori ambiziosi fremettero, in quel tempo, per l'ansia d'una corona, se non independente, simile almeno a quella degli altri prìncipi d'Italia, o a quella che i Visconti, i Gonzaga o gli Estensi possedevano un tempo?
Eranvi sì in questo partito, del pari che in tutti gli altri, alcuni uomini il cui animo, naturalmente onesto, era solo traviato da falsi raziocini e dalla passione. Coloro, per esempio, che non avevano occhi se non per vedere i torti del governo francese, credevano giusto il muovere mari e monti per atterrarlo. Coloro ch'eransi veduti sì crudelmente delusi e traditi da Napoleone, sentivansi tratti invincibilmente a confidare nei nemici dello stesso imperatore, ragionando all'un di presso in questi termini: "Abbiamo qui due partiti, l'uno a fronte dell'altro; se la slealtà, la mala fede, la durezza dell'animo e l'avidità sono il tristo corredo del primo, la probità, il candore, la mansuetudine, la generosità saranno certamente le doti dell'altro. Ora, il primo si è il governo francese; buttiamoci adunque con piena fiducia nelle braccia degli Alleati, e guardiamoci bene dal concepire il minimo sospetto contro di loro". Questo linguaggio, ch'è pure strano assai, era adunque parlato da due classi d'uomini; la prima composta di animi naturalmente piccioli e stolti, cui acciecava per altra parte una soverchia vanità; l'altra, di uomini talmente indispettiti contro il governo francese, che ottimo loro pareva tutto che non procedesse da quest'obbietto della loro avversione; di uomini i quali, avendo rivolta contro di esso ogni loro diffidenza, non si trovavano più nell'intimo del cuore che miti sentimenti da rivolgere al resto del mondo.
| |
Italia Visconti Gonzaga Estensi Napoleone Alleati
|