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      Ma egli era troppo tardi, siccome ho detto, allorchè il vicerè s'appigliò al partito di rivolgersi all'Italia.
      Se alcuno, impugnando le mie conjetture, ricusasse di ammettere che dal vicerè vennero fermati in quell'epoca tali progetti, io chiederogli il come si possa spiegare in quest'ultima ipotesi la sua contumacia agli espressi comandamenti dell'imperatore, il quale, chiamandolo a sè con tutte le sue truppe, ingiungevagli di abbandonare l'Italia. Un solo motivo, o per meglio dire, pretesto, allegò il vicerè per palliare la sua disubbidienza. Disse cioè di temere la diserzione dei soldati italiani, i quali, divelti dalla propria patria e tratti verso la Francia, verrebbero a sapere l'occupazione del loro paese per parte delle truppe nemiche. Ed allegava in prova le molte diserzioni recentemente accadute nell'esercito, di soldati nativi dei dipartimenti occupati dalle truppe nemiche. "Se i soldati delle province venete", diceva egli, "mi abbandonano per accorrere alla difesa dei loro propri lari, che fia per accadere allorchè tutto quanto l'esercito si troverà nella istessa condizione in cui si trovano ora le soldatesche native delle province venete?" E noi diremo che darsi potea veramente che una parte dell'esercito disertasse pria di passare le Alpi; e che inoltre le truppe italiane si comportassero in Francia con minor animo ed ardore che in Italia; ma soggiugneremo che in ricompenso le truppe francesi che il vicerè tenea presso di sè avrebbero pugnato con raddoppiato valore se fossero state condotte alla custodia dei confini della loro patria.


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Studi intorno alla storia della Lombardia negli ultimi trent'anni e delle cagioni del difetto d'energia dei lombardi
di Cristina di Belgioioso
1847 pagine 218

   





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