Un ignoto pose in mano del conte Verri un polizzino scritto, dicendogli lo leggesse ai colleghi; e questo polizzino, che non fu letto pubblicamente, solo perchè non ebbevi il tempo da ciò, era di carattere evidentemente contrafatto, e suonava così: La Spagna e l'Alemagna hanno scosso il giogo francese; l'Italia dee fare altretanto.
Avea la calca oltrepassato il vestibolo, salita la scala, e affollavasi alla porta dell'aula delle consulte, e intanto la guardia civica, non che respingerla, parea lasciarle a bella posta aperto l'adito.
Erano di già entrati nell'aula delle consulte alcuni uomini d'alta statura, di cera terribile, male in assetto, che proferivano solo minacce e bestemmie, di quei tali insomma che vedonsi repentinamente apparire nei giorni delle rivoluzioni per isparire in appresso quando la quiete è ricondotta, e il cui concorso è riguardato come una sciagura, forse inevitabile, dagli amici della libertà; e di già s'appressavan costoro con curiosa premura ai vecchi senatori, fermi ed immoti, quando il conte Verri, accorrendo per l'ultima volta presso i colleghi, disse loro, non aver essi più di due minuti per deliberare, dopo del che tutto sarebbe perduto. Parecchi ufficiali della guardia civica, fra' quali trovavasi il capo di battaglione Pietro Ballabio, si precipitarono in quella nell'aula, pallidi e spaventati. Il conte Benigno Bossi, altro dei capi della fazione dei sedicenti Italici puri, esclamò doversi promettere al popolo il richiamo dei deputati e la convocazione dei collegi elettorali; altri a lui si unirono per indurre i senatori a questa sì grave concessione.
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