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      Anche i soldati furono attaccati, e si videro più d'una volta costretti ad isgombrare la piazza posta davanti al palazzo del vicerè, ed a nascondere in quel palazzo i suoi cannoni.
      Il corpo tutto dei mercanti stava intanto trepidante pel timore che la città tutta da un istante all'altro venisse funestata dalle stragi e dal sacco. Mentre che il Consiglio comunale e il generale Pino chiamavano all'armi tutti i cittadini; questi, antivenendo la chiamata, uscivano armati dalle case loro, si raccoglievano in drappelli e scorreano le strade, e quelle a preferenza che conduceano all'ampia dogana attinente all'Uffizio del Dazio-grande.
      La plebaglia non parea contuttociò in verun modo intimorita da questi apparecchi di difesa. Le truppe stanziali erano in poco numero; i cittadini accorsi spontaneamente all'armi non erano assuefatti alle pugne; cosicchè la plebaglia potea, mercè della prevalenza del numero e dell'impeto, prevalere sugli uni e sugli altri. Una fortuita circostanza mutò lo stato delle cose.
      Fra i moschetti di cui i cittadini aveano potuto armarsi aveavene di quelli rimasti fuor d'uso per un lungo tempo, e la cui baionetta era come inchiodata dalla ruggine alla cima della canna. Erasi dato ordine che le baionette fossero tolte via, ma uno dei drappelli di quei volontari non poteva ubbidire per la narrata cagione. Comparve esso pertanto frammezzo alla calca colle baionette in asta: la moltitudine mostrossene indegnata e gridò: abbasso le baionette. Ma quel drappello non poteva ubbidire al grido, come non avea potuto al comando; epperciò, quasi non facesse caso del popolar desiderio, proseguì a marciare; e vedendosi assalito a sassate, pose le baionette in resta, ed inoltrandosi a passo concitato contro la plebe, fecela indietreggiare disordinata.


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Studi intorno alla storia della Lombardia negli ultimi trent'anni e delle cagioni del difetto d'energia dei lombardi
di Cristina di Belgioioso
1847 pagine 218

   





Consiglio Pino Uffizio Dazio-grande