La fortezza era ben munita di vettovaglie e di munizioni da guerra, in guisa da poter reggere anche per un anno. Le truppe francesi, non ancora uscite d'Italia e malcontente del destino loro apparecchiato in Francia, offerivansi pronte a combattere di conserva coi generali italiani ed a militare sotto i loro ordini. I generali Grenier e Serras ne aveano fatta formale promessa. Parecchie piazze forti reggeansi tuttora a fronte degli Austriaci; Murat non era lontano. Se l'esercito italiano non conseguiva l'intento d'impedire agli Austriaci l'occupazione definitiva della Lombardia, esso poteva almeno ottener patti migliori. I generali Teodoro Lecchi, Palombini e Paolucci, e il segretario Ignazio Prina partirono la notte del 23 da Mantova, e giunsero a Milano il 24. Recaronsi tosto in casa del generale Pino, il quale si alzava appunto da tavola quando gli venne annunziata la loro visita. Parecchie persone erano allora in casa del generale, il quale, chiamati i deputati di Mantova nella sala stessa ov'era raccolta la brigata, abboccossi con loro alla presenza di tutti. Erano venuti quei generali ad offrire al generale Pino, allora comandante di tutte le truppe del regno, il comando, pił rilevante certamente e pił onorifico, dell'esercito italiano raccolto in Mantova, che si proponeva di far testa alla invasione austriaca. Dopo avergli descritte le forze che avevano a disposizione e manifestate tutte le loro speranze, i generali Lecchi, Paolucci e Palombini caldamente esortarono il Pino di farsi egli pure a riparare lo Stato dalla occupazione austriaca, e andavano infiammandosi nel dire, all'avvenante che i pericoli della patria e la contentezza di preservarnela si venivano rappresentando pił fortemente alla commossa fantasia.
| |
Italia Francia Grenier Serras Austriaci Murat Austriaci Lombardia Teodoro Lecchi Palombini Paolucci Ignazio Prina Mantova Milano Pino Mantova Pino Mantova Lecchi Paolucci Palombini Pino Stato
|