Umiliaronsi essi, riconoscendo il funesto loro errore e chiedendone perdono a Dio e agli uomini? Vestirono essi abiti di corrotto? Coprironsi il capo e il volto di cenere? Mainò. Accettarono rassegnati il flagello che aveano tirato addosso alla patria loro, e studiaronsi di farlo volgere a proprio pro. Si dichiararono paghi e contenti, resero grazie all'imperatore d'Austria, lo servirono, accorsero alla corte, e taluni anzi in assisa di ciambellano.
Non è ella, per Dio, troppa bonarietà il supporre che siffatta gente si trovasse delusa?
Io parlo qui della maggior parte. Ebbevene alcuni che, delusi davvero questa volta, tentarono in processo di tempo di sottrarre la contrada natia al giogo cui erano concorsi a ribadirle sul collo; ebbevene di quelli che posero a repentaglio per questo fine, l'avere, la libertà, e perfino la vita. Pagarono questi il ricatto delle colpe dell'età prima, e l'Italia, spettatrice dei loro patimenti e della loro espiazione, gli ha generosamente assolti.
Io farò più sotto novella menzione di essi.
PARTE SECONDA
La prima parte del compito ch'io mi sono imposto è terminata; e per quanto essa siami stata penosa, ancor più lo sarà quella che mi rimane a tessere. Io ho dato a conoscere quanto irrequieto e turbolento fosse lo spirito dell'aristocrazia milanese, e a quanti diversi e sconsigliati progetti esso la traesse; ho mostrato come risoluti ed anzichenò feroci fossero gli abitatori del contado lombardo, e come, chiamati ad incarnare i disegni dell'aristocrazia, vi adoperassero con brutale energia.
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Dio Austria Dio Italia
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